Pubblicato mercoledì 18 dicembre 2019
Per molto tempo si è pensato che la vitamina D fosse responsabile solo del metabolismo osseo. In realtà, il recettore per la vitamina D è presente su quasi tutte le cellule del nostro organismo ed è particolarmente espresso sulle cellule del sistema immunitario.
La vitamina D modula la risposta immunitaria ed è implicata nella riduzione delle allergie, protegge contro le infezioni e ha un effetto di prevenzione nei confronti delle malattie autoimmuni.
“E’ importante somministrare la vitamina D anche per il suo ruolo di modulatore della risposta immunitaria”, ha spiegato Attilio Boner, già Ordinario di Pediatria, Università degli Studi di Verona, in occasione del Convegno “Napule è” della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).
Come spiega Boner, la vitamina D è raccomandata durante il primo anno di vita del bambino. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Verona ha dimostrato che nei primi 12 mesi i bambini hanno livelli pressoché ottimali di vitamina D, ma tali valori si riducono successivamente quando la supplementazione di vitamina D non è più raccomandata. Quando il bambino va all’asilo o è a scuola è più a rischio di contrarre infezioni delle vie respiratorie, di sviluppare dermatite atopica o altre patologie correlate al sistema immunitario. E’ proprio in questi periodi che è necessario avere valori ottimali di vitamina D, per ridurre il rischio di sviluppare queste patologie.
Anche per quanto riguarda la massa ossea, gli studi dimostrano che il picco si acquisisce durante i primi 14 anni di vita di un individuo. Ora i bambini e gli adolescenti tendono a rimanere più ore chiusi in casa a guardare la televisione o a giocare con i videogiochi, esponendosi poco alla luce solare. La maggior parte dei nostri adolescenti è carente di vitamina D e questi si ripercuote sulle sulla salute dell’osso in età più avanzata.
E’ quindi necessario valutare lo stato vitaminico D anche durante l’adolescenza ed eventualmente pensare alla supplementazione per avere minori problemi da adulti a livello scheletrico.
Secondo Boner, “le dosi raccomandate di vitamina D nel primo anno di vita sono di 400 unità internazionali al giorno, ma si può arrivare fino a 1.000-1.500 unità internazionali al giorno senza avere effetti collaterali. Dal secondo anno di vita in poi si raccomandano 600 unità internazionali al giorno, ma si può arrivare a 2mila-3.500 unità al giorno e in alcuni casi anche a 4mila unità senza avere problemi di sicurezza. In passato sono stati registrati casi di nefrocalcinosi, ma questi riguardavano lattanti a cui erano state somministrate 800mila unità per via intramuscolare. Con i dosaggi attuali non ci sono rischi”, spiega l’esperto.