Pubblicato sabato 14 dicembre 2019
A seguito della pubblicazione della Nota Aifa 69 che disciplina la rimborsabilità dei farmaci contenenti vitamina D, la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) ha prodotto un documento che ha lo scopo di facilitare la conoscenza e la comprensione delle nuove regole da parte dei medici di famiglia.
Il documento specifica come la Nota stia creando ai medici di famiglia diverse difficoltà di interpretazione per via della complessità dei casi previsti, e si propone di semplificarne l’uso nei casi di più frequente riscontro in medicina generale. Chiarisce inoltre che l’osteopenia è stata riconosciuta come una delle osteopatie citate genericamente nella Nota 69.
«Per prima cosa dobbiamo sottolineare che il documento riguarda la rimborsabilità e non l’appropriatezza della prescrizione, quindi è molto importante che tutti i colleghi comprendano che queste sono due cose diverse» ha commentato ai microfoni di PharmaStar la Dr.ssa Raffaella Michieli, Segretario nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e Responsabile nazionale Area Salute Donna. «Con il documento abbiamo cercato di semplificare la nuova rivalutazione che dobbiamo effettuare sulle vecchie prescrizioni di vitamina D, che non sono poche. Solo a me ne arrivano una decina al giorno. Quindi approfittiamo della Nota per rivedere se è effettivamente necessario prescrivere la vitamina D in questi pazienti e se la prescrizione sia anche rimborsabile secondo le nuove disposizioni».
Rimborsabilità senza necessità di effettuare il dosaggio
La nota 96 prevede la rimborsabilità della vitamina D senza necessità di effettuare un dosaggio della 25(OH) D nel caso di:
«Sicuramente nella nota non si pensa alla medicina generale perché si parla di pazienti istituzionalizzati. In realtà anche i medici di famiglia hanno pazienti allettati, che magari sono a casa e quindi non sono istituzionalizzati, ma soffrono delle medesime problematiche» ha spiegato. «Il paziente istituzionalizzato è stato individuato perché è immobile e la mancanza di movimento peggiora la salute dell’osso, quindi è sicuramente necessaria un’integrazione con la vitamina D, ma non sono diversi dai nostri pazienti allettati nelle proprie abitazioni».
«Riguardo alle donne in gravidanza, che invece è proprio un caso tipico della medicina generale, forse eravamo meno attenti rispetto per esempio alle persone in menopausa o oltre i 65 anni, mentre in altri paesi europei questa è una pratica diffusa anche attraverso la nutrizione, dato che molti alimenti sono addizionati con vitamina D».
«Nel caso dei pazienti che hanno patologie dell’osso c’è un po’ di incertezza, perché il termine “osteopatie” usato nella nota vuol dire tutto e niente. L’osteoporosi viene diagnosticata tramite un esame ed è quindi facile da identificare, mentre osteopatia è un termine generico» ha spiegato Michieli. «Noi abbiamo voluto considerare tra queste principalmente l’osteopenia (riduzione della massa ossea che ha come conseguenze principali quelle dell’assottigliamento e dell’indebolimento delle ossa) quindi anche livelli non eccessivi di carenza di tessuto osseo, dal momento che si tratta di una condizione che è l’anticamera dell’osteoporosi ma soprattutto delle fratture in caso di caduta. Non dimentichiamo che si fratturano più le persone osteopeniche che non quelle osteoporotiche».
Il documento SIMG parla di integrazione, cosa si intende?
Gli integratori contenenti la vitamina D previsti nel documento sono tutte le formulazioni di colecalciferolo, con o senza sali di calcio, e il calcifediolo in capsule, mentre sono escluse tutte le formulazioni a base di calcitriolo, alfa calcidolo e calcifediolo in gocce, come anche le terapie a carico dei bambini/adolescenti poiché la Nota 96 è applicabile nei soggetti >18 anni
«Per i casi previsti dal documento, che sono casi patologici come le osteopenie e l’osteoporosi, la vitamina D è un farmaco e dobbiamo considerarlo non solo come tale, ma come un farmaco indispensabile in alcune situazioni. Una delle parti più importanti del documento prevede che, pur dosando prima i livelli di vitamina D, si debba sempre associare la somministrazione di vitamina D e calcio a una terapia con farmaci remineralizzanti» ha concluso Michieli. «Questa è una triade obbligata perché i remineralizzanti possano effettivamente avere l’efficacia che è stata riconosciuta nei trial attraverso la somministrazione contemporanea di tre farmaci. E in questo senso diventa farmaco anche il calcio, in quanto indispensabile per ottenere determinati risultati».
Bibliografia
SIMG – Guida alla Nota 96 AIFA