Pubblicato lunedì 10 dicembre 2018
I neonati con deficit vitaminico D presentano un maggior rischio di insorgenza di schizofrenia nel corso della vita, stando ai risultati di uno studio danese pubblicato su Scientific Reports. Se confermati, i risultati di questo studio aprono la strada alla possibilità di trattare il deficit vitaminico D sin dalla nascita per prevenire alcuni casi di malattia.
Razionale e obiettivi dello studio
“Con il termine schizofrenia si designa un gruppo di disturbi cerebrali sui quali ancora si sa poco, caratterizzati da alcuni sintomi quali allucinazioni, momenti di delusione e alterazione cognitiva – scrivono i ricercatori nell’introduzione al lavoro”.
“Molta parte della ricerca sulla schizofrenia si è focalizzata su alcuni fattori modificabili precocemente nel corso dell’esistenza, con l’obiettivo di ridurre l’impatto di malattia – scrivono i ricercatori nell’introduzione al lavoro. – Studi precedenti avevano identificato un incremento del rischio di schizofrenia associato con l’essere nati in inverno o un primavera e con la residenza in paesi a latitudini elevate, come nel caso della Danimarca”.
“Abbiamo ipotizzato, pertanto, che la presenza di bassi livelli di vitamina D nelle donne in gestazione, dovuta alla mancata esposizione solare durante i mesi invernali, potesse incrementare tale rischio, e studiato l’associazione tra il deficit vitaminico D e il rischio di schizofrenia”.
Disegno e risultati principali
I ricercatori hanno condotto analisi delle concentrazioni vitaminiche D in campioni di sangue prelevati da 2.602 bambini danesi nati tra il 1981 e 2000 che avevano successivamente sviluppato schizofrenia da giovani adulti.
Nello specifico, sono stati messi a confronto i dati relativi ai campioni di questi individui con quelli relativi ad individui che non avevano sviluppato malattia, incrociati in base al sesso di appartenenza e alla data di nascita.
I risultati hanno confermato l’ipotesi alla base dello studio: il deficit neonatale di vitamina D è associato con un innalzamento significativo del rischio di schizofrenia.
In particolare, quelli con livelli di 25(OH)D <20,4 nmol/l (che soddisfacevano le definizioni standard di deficit vitaminico D), avevano un incremento del rischio del 44% rispetto a quelli della categoria di riferimento. Non solo: a conferma dell’ipotesi dello studio, sono state identificate fluttuazioni stagionali dei livelli di 25(OH)D (più basse in inverno/primavera) e concentrazioni più basse nella progenie di donne migranti (per motivi religioso-culturali, limitanti l’esposizione alla luce solare).
Implicazioni dello studio
“Dal momento che il feto in via di sviluppo è totalmente dipendente dalle concentrazioni di vitamina D della madre – commentano i ricercatori – i risultati dello studio suggeriscono che assicurare alle donne in gravidanza quantità adeguate di vitamina D potrebbe portare alla prevenzione di alcuni casi di schizofrenia, in maniera simile al ruolo esplicato dalla supplementazione dei folati nella prevenzione della spina bifida”.
“Il prossimo step – concludono – consisterà nella conduzione di trial clinici randomizzati sull’effetto della supplementazione vitaminica D in donne gravide con deficit vitaminico D, al fine di esaminare l’impatto di questo intervento sullo sviluppo cerebrale del bambino e sul rischio di insorgenza di disordini neurocomportamentali, come autismo e schizofrenia”.
Bibliografia
Eyles DW, et al. The association between neonatal vitamin D status and risk of schizophrenia. Scientific Reports, 2018; 8 (1) DOI: 10.1038/s41598-018-35418-z
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