Pubblicato venerdì 17 agosto 2018
Un nuovo studio recentemente pubblicato su PlosOne suggerisce l’esistenza di una riduzione del rischio di insorgenza di carcinoma mammario associata ai livelli di 25(OH)D circolante: nello specifico, lo studio ha documentato che, maggiori sono le concentrazioni di vitamina D, maggiore è la riduzione del rischio e che valori di concentrazione ≥60 ng/ml risultano essere quelli maggiormente protettivi.
Carcinoma mammario e vitamina D: come cambia con il variare delle concentrazioni vitaminiche?
In letteratura esistono documentazioni controverse di un’associazione tra livelli di vitamina D nel sangue e rischio di carcinoma al seno.
Mentre numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato l’esistenza di un’associazione tra livelli ematici elevati di 25(OH)D e un rischio ridotto di carcinoma mammario, pochi studi hanno valutato la forza di questa associazione in soggetti con livelli di vitamina D ampiamente nella norma (>40 ng/ml.
Gli autori del nuovo studio hanno studiato la relazione esistente tra le concentrazioni di 25(OH)D e il rischio di carcinoma mammario, prendendo a riferimento un ampio spettro di concentrazioni vitaminiche, in donne di età uguale o superiore a 55 anni.
Lo studio: disegno e risultati principali
I ricercatori hanno effettuato, pertanto, un’analisi in pool dei dati provenienti da uno studio prospettico di coorte (n=1.713) e da due trial clinici randomizzati (n=3.525), finalizzata a valutare se e fino a che punto concentrazioni elevate di vitamina D fossero associate ad un rischio ridotto di sviluppo di carcinoma mammario.
Le donne reclutate nello studio, tutte ultra55enni, avevano un’età media di 63 anni e non erano affette da tumore all’inizio dello studio.
I dati utilizzati per la successiva analisi sono stati raccolti in un arco di tempo di 15 anni (2002-2017), mentre l’osservazione dello stato di salute delle partecipanti allo studio si è tarata su un periodo medio di 4 anni.
Durante il periodo di conduzione dei 3 studi sopra citati sono stati registrati 77 nuovi casi di carcinoma alla mammella. “Il tasso di incidenza di carcinoma mammario, aggiustato in base all’età, è stato di 512 casi per 100.000 persone-anni nella coorte di individui considerata in toto – hanno ricordato i ricercatori nel presentare i risultati dello studio”.
L’analisi ha rivelato che le donne con le concentrazioni più elevate di 25(OH)D nel sangue erano esposte ad un rischio significativamente ridotto di carcinoma mammario: in primis, mettendo a confronto i tassi di incidenza, è stato osservato un tasso di incidenza di carcinoma mammario inferiore dell’82% nelle donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 vs <20 ng/ml (Rate Ratio = 0,18, P = 0,006).
In secondo luogo, le curve di sopravvivenza di Kaplan-Meier per le varie concentrazioni di 25(OH)D (<20, 20–39, 40–59 e ≥60 ng/ml) sono risultate significativamente differenti: la proporzione più elevata di individui non affetti da tumore è stata registrata nel gruppo di donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 ng/ml (99.3%), mentre la più bassa nel gruppo di donne con concentrazioni di 25(OH)D <20 ng/ml group (96,8%).
Da ultimo, l’analisi di regressione multivariata di Cox ha mostrato che le donne con concentrazioni di vitamina D circolante ≥60 ng/ml presentavano un rischio ridotto dell’80% di insorgenza di carcinoma mammario rispetto a quelle con livelli di vitamina D <20 ng/ml (HR = 0,20, P = 0,03), dopo aggiustamento dei dati in base all’età, al BMI, allo status di fumatore e all’assunzione di supplementazioni di calcio.
Le implicazioni dello studio
In conclusione, dai risultati dello studio è emerso che, più elevati sono i livelli di vitamina D circolante nell’organismo, più basso è il rischio di andare incontro a carcinoma mammario.
I dati ottenuti sottolineano l’importanza dei livelli di concentrazione di vitamina D da tenere presenti per verificare un possibile effetto protettivo della vitamina D: aumentare i livelli circolanti di vitamina D ben al di sopra dei 20 ng/ml (attualmente raccomandati dalla National Academy of Medicine USA) sembra essere utile per la prevenzione del carcinoma alla mammella.
Ciò premesso, i ricercatori invitano a valutare con cautela il loro lavoro che, per quanto in linea con gli studi precedenti, non consente ancora, in base a limiti metodologici intrinseci, di stabilire l’esistenza di una relazione causale tra i livelli di vitamina D e il rischio di carcinoma della mammella (relazione da approfondire in nuovi studi ad hoc).
Bibliografia
McDonnell SL et al. Breast cancer risk markedly lower with serum 25-hydroxyvitamin D concentrations ≥60 vs <20 ng/ml (150 vs 50 nmol/L): Pooled analysis of two randomized trials and a prospective cohort. PLoS ONE 13(6): e0199265. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0199265