Effetti extra scheletrici della vitamina D



I recettori della vitamina D si trovano un po’ ovunque. Ai benefici scheletrici della vitamina, noti da tempo, si sono aggiunte osservazioni più recenti sul ruolo della vitamina D in molti altri tessuti ed apparati (benefici extra-scheletrici) e, parallelamente a questo, è stato rilevato come la sua carenza sia associata all’insorgenza o all’aggravarsi di molte malattie.

Negli ultimi anni, la scoperta che molti tessuti e cellule del sistema immunitario presentano il recettore per la vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR) ha aperto nuovi orizzonti sulle molteplici funzioni di questa vitamina.

Un numero crescente di dati sembra infatti confermare che un adeguato stato vitaminico D non è solo importante per la prevenzione del rachitismo, dell’osteomalacia e dell’osteoporosi più in generale ma, se pur con diversi livelli di evidenza, interviene positivamente sull’incidenza di malattie come diabete, vari tipi di tumore, malattie cardiovascolari e autoimmuni.

  • Vitamina D e Muscolo

I recettori per la vitamina D sono presenti sulle cellule muscolari, sebbene la loro espressione tenda a diminuire con l’avanzare dell’età.

La vitamina D è in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e di favorire il trasporto del calcio essenziale nella contrazione muscolare.

L’ipovitaminosi D è associata a quadri di miopatia prossimale (difficoltà ad alzarsi dalla sedia, impotenza funzionale nel portare le braccia sopra la testa), di sarcopenia e di riduzione della forza muscolare, con disturbi dell’equilibrio e con conseguente aumento del rischio di cadute e quindi di fratture, specie in età senile.

  • Neoplasie

Numerosi studi hanno dimostrato come la vitamina D giochi un ruolo importante nella regolazione della crescita e differenziazione cellulare. Alcune osservazioni epidemiologiche avrebbero notato che le popolazioni maggiormente esposte alla carenza di vitamina D hanno anche una maggiore predisposizione a sviluppare alcune neoplasie come il carcinoma del colon, prostata e mammella.

In particolare, da alcune metanalisi appare evidente la significativa correlazione negativa tra livelli sierici di vitamina D e rischio di tumore della mammella recentemente confermata in una casistica di donne in postmenopausa ed evidente soprattutto per valori di 25(OH)D inferiori a 50 nmol/l.

Recentemente nella popolazione europea è stata confermata una minore incidenza di quasi il 30% di carcinomi del colon-retto in soggetti con adeguato introito calcico che presentavano buoni valori prediagnostici di 25(OH)D.

Nel solo trial clinico randomizzato oggi disponibile è stata riportata una significativa riduzione del rischio di andare incontro a tumore in soggetti trattati giornalmente con 1100 UI di vitamina D in associazione con calcio, rispetto al solo calcio o al placebo.

  • Patologie cardiovascolari

Un numero sempre maggiore di pubblicazioni rivela che la carenza di vitamina D è correlata ad un aumento del rischio di patologie cardiovascolari. In particolare, è emerso da un recente studio realizzato su oltre 1.700 soggetti che gli individui con livelli di 25(OH)D inferiori ai 15 ng/ml presentavano un rischio cardiovascolare (infarto del miocardico, ictus, insufficienza cardiaca) superiore rispetto a quelli che presentavano livelli medi di vitamina D superiori o uguali a 15 ng/ml. La carenza di vitamina D potrebbe rappresentare un aggiuntivo fattore di rischio cardiovascolare: in presenza di bassi livelli di vitamina D sono stati osservati livelli mediamente più elevati di pressione sistolica, analogamente a quanto avviene in presenza di altri, più noti, fattori di rischio per ipertensione arteriosa.

Rischi quasi 3-5 volte superiori di morte per scompenso cardiaco o di morte cardiaca improvvisa sono stati riportati in pazienti con 25(OH)D inferiori a 25 nmol/l rispetto a soggetti con livelli sierici superiori a 75 nmol/l, ovviamente dopo correzione per tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare.

  • Vitamina D e diabete

Due recenti metanalisi concordano nell’indicare che ad un buono stato vitaminico D si associa una riduzione della prevalenza di diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica.
Non vi sono sinora evidenze certe dell’utilità della supplementazione con vitamina D nel diabete di tipo 2: tuttavia, in pazienti con scompenso glicemico a digiuno, la supplementazione giornaliera con 700 UI di vitamina D3 e 500 mg di calcio ha attenuato il previsto peggioramento con l’età della glicemia a digiuno e di un indice di resistenza insulinica.

  • Infezioni respiratorie

Recenti studi hanno suggerito che la vitamina D svolge un ruolo importante nell’immunità innata, in particolare nella prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio.
Uno studio che ha esaminato circa 19.000 individui (adulti e adolescenti) ha evidenziato l’esistenza di una relazione inversa tra i livelli ematici di vitamina D e le recenti infezioni a carico del tratto respiratorio superiore (URTI).  Sebbene i livelli di insufficienza vitaminica D e queste infezioni siano più comuni nella stagione invernale, l’associazione è stata confermata per tutto l’anno ed è risultata più forte nei soggetti con altre patologie concomitanti a carico dell’apparato respiratorio: nei soggetti con asma, per esempio, l’integrazione della vitamina D potrebbe non soltanto ridurre l’incidenza delle infezioni respiratorie ma anche le riacutizzazioni della malattia. Sono necessari studi randomizzati controllati per esplorare gli effetti dell’integrazione della vitamina D in tal senso.

  • Patologie cutanee

Studi recenti hanno mostrato che la vitamina D svolge un’azione fondamentale anche nel mantenere l’integrità e la salute della nostra pelle e la sua carenza è stata correlata all’insorgenza di diverse patologie cutanee quali la psoriasi, la dermatite atopica e la vitiligine. In particolare, è stato osservato che la vitamina D svolge un ruolo chiave nei processi di produzione di peptidi antimicrobici cutanei e di citochine ad azione ainfiammatoria, due gruppi di sostanze coninvolte nell’insorgenza e sviluppo di alcune patologie cutanee.

  • Sclerosi multipla

I risultati di uno studio basato sull’integrazione di vitamina D3 mediante olio di fegato di merluzzo – pubblicato online sul Multiple Sclerosis Journal – non solo supportano l’ipotesi che bassi livelli di vitamina D rappresentino un fattore di rischio per la sclerosi multipla (SM) ma sottolineano ulteriormente come l’adolescenza costituisca un importante periodo di suscettibilità per l’insorgenza della SM in età adulta.

«Vi possono essere diverse spiegazioni a questi risultati» commentano gli autori dello studio.» «L’adolescenza potrebbe essere il periodo più sensibile in cui la vitamina D dispiega gli effetti immunomodulatori osservati. Oppure in questo periodo è rilevante perché corrispondente alla fase terminale dello sviluppo cerebrale. Un’altra spiegazione possibile è che la supplementazione di vitamina D durante differenti periodi della vita potrebbe non portare a livelli sierici confrontabili».
Ulteriori studi sono necessari al fine di confermare i dati ottenuti e per indagare se dosi più elevate possono essere potenzialmente altrettanto protettive durante l’infanzia o l’età adulta.