Benefici scheletrici ed extrascheletrici della vitamina D



Benefici scheletrici
La vitamina D ha un ruolo insostituibile nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi postmenopausale e senile. Va ricordato infatti che l’efficacia dei farmaci sulla riduzione dell’incidenza di fratture vertebrali e periferiche può risultare compromessa dalla mancata correzione del deficit di calcio e di vitamina D.
La supplementazione di vitamina D rappresenta pertanto un presupposto indispensabile a qualsiasi trattamento farmacologico per l’osteoporosi.

Adeguati livelli di vitamina D risultano indispensabili per il mantenimento di un’ottimale mineralizzazione ossea. Numerosi studi infatti hanno documentato l’efficacia della supplementazione di vitamina D sul rischio di frattura. Alla carenza di vitamina D è stato associato anche un quadro di miopatia prossimale o comunque di deficit muscolare, una situazione che clinicamente può tradursi in un aumentato rischio di caduta e quindi di frattura, indipendentemente dagli effetti deleteri sulla massa ossea. In particolare è stato osservato che, nei soggetti anziani con deficit muscolari o con maggior frequenza di caduta accidentale, i livelli di vitamina D erano mediamente insufficienti.

La supplementazione vitaminica D ha infatti dimostrato di essere in grado non solo di ridurre il rischio di caduta e il conseguente rischio di frattura ma di determinare anche un miglioramento dell’equilibrio, della forza muscolare, del tono posturale e della mobilità funzionale.

Benefici extrascheletrici
Negli ultimi anni, la scoperta che molti tessuti e cellule del sistema immunitario presentano il recettore per la vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR) ha aperto nuovi orizzonti sulle molteplici funzioni di questa vitamina.

Un numero crescente di dati sembra infatti confermare che un adeguato stato vitaminico D non è solo importante per la prevenzione del rachitismo, dell’osteomalacia e dell’osteoporosi più in generale ma, se pur con diversi livelli di evidenza, interviene positivamente sull’incidenza di malattie come diabete, vari tipi di tumore, malattie cardiovascolari e autoimmuni.

Vitamina D e Muscolo
I recettori per la vitamina D sono presenti sulle cellule muscolari, sebbene la loro espressione tenda a diminuire con l’avanzare dell’età.

La vitamina D è in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e di favorire il trasporto del calcio essenziale nella contrazione muscolare.

L’ipovitaminosi D è associata a quadri di miopatia prossimale (difficoltà ad alzarsi dalla sedia, impotenza funzionale nel portare le braccia sopra la testa), di sarcopenia e di riduzione della forza muscolare, con disturbi dell’equilibrio e con conseguente aumento del rischio di cadute e quindi di fratture, specie in età senile.

Neoplasie
Numerosi studi hanno dimostrato come la vitamina D giochi un ruolo importante nella regolazione della crescita e differenziazione cellulare. Alcune osservazioni epidemiologiche avrebbero notato che le popolazioni maggiormente esposte alla carenza di vitamina D hanno anche una maggiore predisposizione a sviluppare alcune neoplasie come il carcinoma del colon, prostata e mammella.

In particolare, da alcune metanalisi appare evidente la significativa correlazione negativa tra livelli sierici di vitamina D e rischio di tumore della mammella recentemente confermata in una casistica di donne in postmenopausa ed evidente soprattutto per valori di 25(OH)D inferiori a 50 nmol/l.

Recentemente nella popolazione europea è stata confermata una minore incidenza di quasi il 30% di carcinomi del colon-retto in soggetti con adeguato introito calcico che presentavano buoni valori prediagnostici di 25(OH)D.

Nel solo trial clinico randomizzato oggi disponibile è stata riportata una significativa riduzione del rischio di andare incontro a tumore in soggetti trattati giornalmente con 1100 UI di vitamina D in associazione con calcio, rispetto al solo calcio o al placebo.

Patologie cardiovascolari
Un numero sempre maggiore di pubblicazioni rivela che la carenza di vitamina D è correlata ad un aumento del rischio di patologie cardiovascolari. In particolare, è emerso da un recente studio realizzato su oltre 1.700 soggetti che gli individui con livelli di 25(OH)D inferiori ai 15 ng/ml presentavano un rischio cardiovascolare (infarto del miocardico, ictus, insufficienza cardiaca) superiore rispetto a quelli che presentavano livelli medi di vitamina D superiori o uguali a 15 ng/ml. La carenza di vitamina D potrebbe rappresentare un aggiuntivo fattore di rischio cardiovascolare: in presenza di bassi livelli di vitamina D sono stati osservati livelli mediamente più elevati di pressione sistolica, analogamente a quanto avviene in presenza di altri, più noti, fattori di rischio per ipertensione arteriosa.

Rischi quasi 3-5 volte superiori di morte per scompenso cardiaco o di morte cardiaca improvvisa sono stati riportati in pazienti con 25(OH)D inferiori a 25 nmol/l rispetto a soggetti con livelli sierici superiori a 75 nmol/l, ovviamente dopo correzione per tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare.

Vitamina D e diabete
Due recenti metanalisi concordano nell’indicare che ad un buono stato vitaminico D si associa una riduzione della prevalenza di diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica.
Non vi sono sinora evidenze certe dell’utilità della supplementazione con vitamina D nel diabete di tipo 2: tuttavia, in pazienti con scompenso glicemico a digiuno, la supplementazione giornaliera con 700 UI di vitamina D3 e 500 mg di calcio ha attenuato il previsto peggioramento con l’età della glicemia a digiuno e di un indice di resistenza insulinica.

Infezioni respiratorie
Recenti studi hanno suggerito che la vitamina D svolge un ruolo importante nell’immunità innata, in particolare nella prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio.
Uno studio che ha esaminato circa 19.000 individui (adulti e adolescenti) ha evidenziato l’esistenza di una relazione inversa tra i livelli ematici di vitamina D e le recenti infezioni a carico del tratto respiratorio superiore (URTI).  Sebbene i livelli di insufficienza vitaminica D e queste infezioni siano più comuni nella stagione invernale, l’associazione è stata confermata per tutto l’anno ed è risultata più forte nei soggetti con altre patologie concomitanti a carico dell’apparato respiratorio: nei soggetti con asma, per esempio, l’integrazione della vitamina D potrebbe non soltanto ridurre l’incidenza delle infezioni respiratorie ma anche le riacutizzazioni della malattia. Sono necessari studi randomizzati controllati per esplorare gli effetti dell’integrazione della vitamina D in tal senso.

Patologie cutanee
Studi recenti hanno mostrato che la vitamina D svolge un’azione fondamentale anche nel mantenere l’integrità e la salute della nostra pelle e la sua carenza è stata correlata all’insorgenza di diverse patologie cutanee quali la psoriasi, la dermatite atopica e la vitiligine. In particolare, è stato osservato che la vitamina D svolge un ruolo chiave nei processi di produzione di peptidi antimicrobici cutanei e di citochine ad azione ainfiammatoria, due gruppi di sostanze coninvolte nell’insorgenza e sviluppo di alcune patologie cutanee.