Vitamina D e salute riproduttiva nell’uomo: quale relazione?



Stando ai risultati di uno studio recentemente presentato a Lisbona nel corso del congresso ECE (European Congress of Endocrinology), la supplementazione di vitamina D determina un incremento significativo dei livelli di estradiolo, nonché ad una riduzione significativa dei livelli di SHBG (globulina legante gli ormoni sessuali steroidei) negli uomini di mezza età con livelli normali di testosterone.
 
La scoperta è interessante in quanto la supplementazione potrebbe avere ripercussioni positive per le coppie che desiderano avere figli.
 
Razionale e disegno dello studio
Da tempo, in letteratura, si stanno accumulando evidenze, provenienti da studi condotti su modelli animali e nella specie umana, che suggeriscono un possibile coinvolgimento della vitamina D in mote funzioni del sistema riproduttivo in entrambi i sessi, si legge nell’abstract pubblicato del lavoro presentato al congresso.
 
Focalizzando l’attenzione sul sesso maschile, lo status vitaminico D è stato associato con qualità e la conta spermatica, nonché con motilità e la morfologia degli spermatozoi. Inoltre, è stato anche documentato in letteratura come lo status vitaminico D sia associato ai livelli circolanti di androgeni (testosterone) sia negli uomini fertili che infertili.
 
“Non deve essere casuale l’osservazione secondo la quale le tecniche di riproduzione assistita risultino più efficaci in estate e in autunno (quando i livelli circolanti di vitamina D sono più elevati) che non in inverno o in primavera – hanno sottolineato gli autori durante la presentazione dello studio”.
 
Ma c’è di più: esistono anche evidenze di un effetto favorevole della supplementazione di vitamina D sulla qualità del seme, gli outcome legati alla fertilità e le concentrazioni di testosterone.
 
Obiettivo del trial presentato al Congresso, pertanto, è stato quello di valutare l’effetto della supplementazione di vitamina D sui livelli di ormoni sessuali negli uomini con livelli di testosterone nella norma.
 
Sul totale dei partecipanti allo studio, 100 individui mostravano livelli di testosterone totale ridotti (<3,0 ng/mL) e livelli insufficienti di 25(OH)D
 
I partecipanti allo studio appartenenti al gruppo con livelli di testosterone nella norma avevano un’età media di 39 anni, un BMI pari a 25,3 kg/m2, livelli medi di 25(OH)D pari a 21,3 ng/mL, e livelli di testosterone totale pari a 5,5 ng/mL.
I ricercatori hanno randomizzato i partecipanti allo studio al trattamento settimanale con 20.000 UI di colecalciferolo (vitamina D3) o a placebo per 12 settimane.
 
A questo punto, è stata effettuata una valutazione dell’endpoint primario, rappresentato dai livelli di testosterone totale (libero o legato a SHBG), nonché di alcuni endpoint secondari (livelli di testosterone libero, di SHBG, di estradiolo, di FSH e di LH.
 
Tra gli indicatori metabolici considerati vi erano l’insulino-resistenza, l’insulino-sensitività e l’assetto lipidico, come pure la misurazione della massa grassa e della massa magra e la valutazione dei sintomi fisici e psicologici (l’analisi di questi fattori è tuttora in corso).
 
Risultati preliminari
Dai dati disponibili relativi ai soggetti con deficit vitaminico D ma con livelli di testosterone nella norma (gli unici presentati in occasione del congresso) è emerso che i livelli di SHBG si sono ridotti da 43,2 nmol/L e 40,9 nmol/L (p<0,05) nel gruppo sottoposto a supplementazione vitaminica e da 43,2 nmol/L a 41,9 nmol/L (p=NS) nel gruppo placebo.
 
Nel commentare l’incremento osservato dei livelli di estradiolo e la riduzione di quelli di SHBG; i ricercatori hanno sottolineato come fosse importante esplorare con maggior dettaglio le variazioni osservate dei loro livelli circolanti nei soggetti sani: ”Noi abbiamo osservato questo trend per la prima volta e ci aspettiamo di vedere un effetto più pronunciato della supplementazione vitaminica D negli uomini ipogonadici, quando i risultati relativi a questo secondo gruppo diventeranno disponibili – hanno aggiunto i ricercatori”.
 
In aggiunta a quanto detto, i ricercatori hanno riconosciuto di esser rimasti sorpresi dal non essere stati in grado di documentare un effetto significativo della supplementazione vitaminica sui livelli di testosterone (p<0,05), aggiungendo di sperare di vedere, invece, un effetto più marcato nei soggetti ipogonadici appartenenti all’altro braccio dello studio.
 
Ciò detto, l’osservazione di livelli ridotti di SHBG e aumentati di estradiolo potrebbe avere ricadute positive sulla salute riproduttiva di questi individui: è noto, infatti, come il testosterone vada incontro a conversione in estradiolo e come SHBG si leghi sia a testosterone e ad estradiolo, anche se solo la frazione non legata di questi ormoni è biologicamente attiva: “Noi pensiamo che bassi livelli di SHBG possano rappresentare un vantaggio per questi uomini, in quanto li espongono a livelli più elevati di ormine biologicamente attivo”.
 
Riassumendo
Dai risultati preliminari di questo studio emerge come il deficit di vitamina D possa rappresentare una fattore di rischio di outcome di fertilità sfavorevoli. Tuttavia, le evidenze attualmente disponibili sono ancora insufficienti per poter stabilire con certezza la presenza di un nesso di causalità
 
Sono necessari, pertanti, nuovi trial clinici randomizzati di elevata qualità metodologica che siano in grado di approfondire la valutazione degli effetti della supplementazione di vitamina D sulla fertilità e la steroidogenesi degli ormoni sessuali: questo tanto nelle donne quanto negli uomini!
 
 
Fonte:
European Congress of Endocrinology 2017. May 23, 2017. Lisbon, Portugal. Abstract S27.2