Supplementazione vitamina D3 non migliora la durata di degenza ospedaliera



La somministrazione di dosi elevate di vitamina D3 in pazienti critici ospedalizzati non riduce il tempo di ospedaliazzazione rispetto ai pazienti critici non sottoposti a supplementazione vitaminica, né tanto meno la mortalità intra-ospedaliera o la mortalità a 6 mesi dalla dimissione. Per contro, in un sottogruppo di pazienti con ipovitaminosi D severa, la mortalità ospedaliera è risultata più bassa, anche se questa osservazione dovrà essere suffragata da studi ulteriori.

Sono queste le conclusioni dello studio VITdAL-ICU (the Correction of Vitamin D Deficiency in Critically Ill Patients), un trial clinico randomizzato vs placebo pubblicato sulla rivista JAMA.

“E’ noto in letteratura come una condizione carenziale di vitamina D sia legata ad un incremento della mortalità e della morbilità dei pazienti cosiddetti “critici” – ricordano gli autori nell’introduzione al lavoro. – Resta, tuttavia, ancora da capire se questa condizione osservata in pazienti “critici” rifletta la gravità dello stato di malattia o, in generale, rappresenti un marker di un cattivo stato di salute prima del ricovero ospedaliero o se, al contrario, essa rappresenti un fattore indipendente all’incremento della morbi- mortalità”.

Di qui il razionale del trial, avente l’obiettivo di valutare se l’eventuale intervento di supplementazione vitaminica con vitamina D3, programmato allo scopo di ripristinare e mantenere il normale stato vitaminico per un periodo superiore a 6 mesi, avesse una ricaduta positiva in termini di salute su pazienti “critici” ospedalizzati.

Sono stati selezionati 492 pazienti “critici” adulti, ospedalizzati in 5 unità di cura intensiva, con deficit di vitamina D conclamato ( 20 ng/mL). Questi sono stati randomizzati al trattamento con vitamina D3 o con placebo secondo uno schema di randomizzazione 1:1. La somministrazione di vitamina o di placebo avveniva per via orale o tramite sondino nasogastrico alla dose di 540.000 UI, seguita da dosi mensili di mantenimento di 90.000 UI per 5 mesi.

L’outcome primario dello studio erano rappresentato dalla durata della degenza ospedaliera. Tra gli outcome secondari, invece, c’erano la permanenza nel reparto di Medicina Intensiva (ICU), la percentuale di pazienti con livelli di idrossivitamina-D [25(OH)D]> 30 ng/ml a 7 giorni, la mortalità intra-ospedaliera e quella a 6 mesi dalla dimissione. Lo studio prevedeva, anche, l’analisi di uno specifico sottogruppo predefinito di pazienti con ipovitaminosi D severa (12 ng/mL).

I risultati hanno mostrato che la mediana della durata della degenza ospedaliera non era significativamente differente tra i 2 gruppi in esame (20,1 giorni [IQR, 11,1-33,3] per il gruppo sottoposto a supplementazione con vitamina D3 vs 19,3 giorni [IQR, 11,1-34,9] per il gruppo placebo; P = 0,98).
Anche la mortalità intra-ospedaliera e quella a 6 mesi non sono risultate significativamente differenti nei due gruppi. Nello specifico, la mortalità ospedaliera è stata pari al 28,3% (IC95%= 22,6%-34,5%) nel gruppo sottoposto a supplementazione vitaminica vs 35% [IC95%= 29.2%-41.7%] nel gruppo placebo (p=0,18). Quanto alla mortalità a 6 mesi dalla dimissione ospedaliera, essa è stata pari al 35% nel gruppo trattato con vitamina D3 vs 42,9% [95%CI, 36.5%-49.4%] nel gruppo placebo (p=0,09).

L’analisi del sottogruppo predefinito con carenza vitaminica severa ha confermato lo stesso trend per gli outcome considerati (assenza di differenze significative tra gruppi), eccezion fatta per l’outcome “mortalità ospedaliera”, che è risultato più basso nel gruppo sottoposto a supplementazione vitaminica vs. il gruppo placebo (28.6% vs 46.1%, P per interazione = 0,04).

Nel commentare quest’ultimo risultato sulla mortalità ospedaliera nel sottogruppo con ipovitaminosi D severa, in controtendenza con tutti gli altri, gli autori dello studio avanzano alcune ipotesi: “E’ probabile – scrivono gli autori nella discussione del lavoro – che la supplementazione vitaminica possa ridurre l’incidenza di eventi avversi (AE) nei reparti di Medicina Intensiva (es: infezioni nosocomiali). In tal caso, la durata della degenza ospedaliera rimane immutata e ci si potrebbe aspettare una mortalità più bassa in alcune categorie di pazienti, sebbene non ci siano state differenze significative di mortalità tra le varie categorie di decessi esaminate nello studio. Inoltre, è possibile che in alcuni pazienti con malattia conclamata, la supplementazione vitaminica possa aiutare i pazienti a sopravvivere, al prezzo, però , di un incremento dei tempi di ospedalizzazione, mentre in altri pazienti la supplementazione vitaminica potrebbe facilitare il recupero dallo stato di malattia, con conseguente riduzione del tempo di degenza”.
Saranno necessari, pertanto, nuovi studi in grado di dirimere la questione.

Amrein K et al. Effect of High-Dose Vitamin D3 on Hospital Length of Stay in Critically Ill Patients With Vitamin D Deficiency. The VITdAL-ICU Randomized Clinical Trial. JAMA. 2014 Oct 15;312(15):1520-30. doi: 10.1001/jama.2014.13204.
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