Supplementazione vitamina D potenzialmente utile nella prevenzione degli attacchi d’asma



La supplementazione con vitamina D, aggiunta alla terapia farmacologica standard, potrebbe coadiuvare la riduzione del numero di attacchi severi d’asma nei pazienti affetti da forme della patologia di grado moderato-severo.
 
Lo dicono i risultati di una review sistematica Cochrane, con annessa metanalisi, presentata a Londra in occasione dell’ultimo congresso ERS, che sembrano confermare i benefici della vitamina D nei pazienti asmatici, documentati in studi precedenti.
 
Gli autori della metanalisi, però, invitano ad interpretare i dati evidence-based ottenuti nello studio con la dovuta cautela, soprattutto in vista della loro applicazione alla pratica clinica, in quanto, ricordano, provenienti da trial relativamente piccoli, nessuno dei quali, preso individuamente, ha documentato un effetto significativo della vitamina D sul rischio di esacerbazione asmatica.
 
Razionale della metanalisi
Da tempo è nota in letteratura l’esistenza di una correlazione tra bassi livelli di vitamina D e l’innalzamento del rischio di attacchi d’asma in bambini e adulti asmatici.
Si ritiene che ciò sia dovuto agli effetti anti-inflammatori della vitamina D sui polmoni nonché alla sua capacità di induzione di meccanismi antimicrobici innati.
 
Nel corso degli anni, pertanto, vi è stato un crescente interesse sul ruolo potenziale della vitamina D nella gestione dell’asma, essendo stato ipotizzato un possibile ruolo della vitamina nella riduzione delle infezioni a carico delle vie respiratorie superiori (come il comune raffreddore), che potrebbero portare ad esacerbazione asmatica.
 
Scopo della metanalisi Cochrane è stato quello di verificare se l’assunzione di supplementazioni di vitamina D potesse avere un effetto sugli attacchi di asma, la sintomatologia e la funzione polmonare nei pazienti asmatici (sia pediatrici che adulti).
 
E’ stata condotta, pertanto, una ricerca sistematica della letteratura sull’argomento, condotta sui principali database bibliografici biomedici e limitata ai trial clinici, che ha portanto all’identificazione di 7 trial, condotti su un totale 435 pazienti pediatrici, e di 2 trial, condotti su 658 pazienti asmatici adulti.
I partecipanti allo studio erano di etnia diversa, distribuiti a livello globale, soprattutto in Canada, India, Giappone, Polonia, GB ed USA.
 
La maggior parte dei pazienti reclutati nei singoli trial, aventi una durata media compresa tra 6 mesi e un anno, era affetta da asma di grado lieve-moderato (solo una minoranza era affetta da asma severo) e continuava ad assumere i farmaci anti-asma soliti, in concomitanza con la randomizzazione al trattamento con vitamina D o placebo.
 
La supplementazione vitaminica consisteva nella somministrazione orale di vitamina D₃ (colecalciferolo) per 4-12 mesi, a dosaggi che variavano da 500 a 1.200 UI/die a dosaggi settimanali, mensili o bimestrali, talvolta sotto forma di boli.
 
Risultati principali dello studio
Nel complesso, i risultati della metanalisi hanno dimostrato che la supplementazione vitaminica era associata ad una riduzione significativa del tasso di esacerbazione asmatica trattata con CS sistemici (rate ratio 0,63), a significare una riduzione del numero medio di attacchi asmatici annuali da 0,44 a 0,22 per persona.
 
I ricercatori hanno tenuto a sottolineare, però, che tale risultato è stato ottenuto, principalmente, dai dati dei trial condotti in pazienti adulti. Di qui l’invito a non generalizzare il dato alla popolazione pediatrica.
 
La metanalisi ha dimostrato anche che la somministrazione orale di vitamina D era in grado di ridurre anche il rischio di attacchi asmatici severi, tali da necessitare il ricovero ospedaliero o le visite in Pronto Soccorso, dal 6% al 3%.
Non solo: la supplementazione di vitamina D è risultata in grado di ridurre il tasso di attacchi asmatici necessitanti di trattamento con farmaci a base di steroidi.
 
Non è stato possibile documentare un miglioramento della funzione polmonare o della sintomatologia asmatica giorno per giorno nei pazienti supplementati.
Sul fronte della safety, infine, non è stato registrato un incremento di AE alle dosi di vitamina D testate.
 
Implicazioni dello studio
I ricercatori hanno osservato che in un’ampia proporzione di partecipanti agli studi, i livelli di vitamina D erano deficitari o palesemente insufficienti. I livelli medi/mediani al basale di 25(OH)D erano compresi nel range 48-80 nmol/L. Solo in una piccola minoranza di pazienti i livelli di 25(OH)D erano
 
“Considerando i risultati ottenuti in questa metanalisi rispetto agli altri studi sulla vitamina D condotti dal nostro e da altri gruppi di ricerca – hanno spiegato i ricercatori – i benefici della supplementazione tendono ad essere più elevati in quelli con i livelli meno elevati di vitamina D”.
 
“Ciò che ancora oggi non sappiamo – continuano – è se i benefici della supplementazione vitaminica siano ristretti solo ai pazienti con deficit vitaminico o possano essere sperimentati da chiunque, indipendentemente dallo stato vitaminico di partenza”.
Di qui la necessità di condurre studi ulteriori per rispondere a questa domanda.
 
Fonte:
European Respiratory Society (ERS) International Congress 2016: Abstract PA4112. Presented September 6, 2016.