Sclerosi multipla: il rischio aumenta in presenza di deficit vitamina D



I risultati di uno studio recentemente pubblicato online sulla rivista Plos Medicine (1) hanno confermato osservazioni già presenti in letteratura che suggerivano l’esistenza di un legame tra una condizione di deficit vitaminico D e l’incremento del rischio di sviluppo di sclerosi multipla (SM).

Mentre, però, gli studi precedenti non erano stati in grado di dimostrare l’esistenza di una relazione causa-effetto tra i due fenomeni, limitandosi alla semplice osservazione della presenza di deficit vitaminico in soggetti affetti da SM, il nuovo studio è stato in grado di dimostrare l’esistenza di un nesso di causalità, documentando un rischio pressochè raddoppiato di malattia in soggetti con livelli geneticamente ridotti della vitamina.

Come è noto, la SM, malattia degenerativa ad eziologia autoimmunitaria, rappresenta il disturbo neurologico permanente di più frequente riscontro nei giovani adulti. Alcuni studi epidemiologici hanno indicato che la prevalenza di questa condizione varia a livello geografico, con picchi elevati in corrispondenza delle regioni a latitudine più elevata e livelli ridotti di esposizione solare (2-3).

“Dal momento che i livelli circolanti di vitamina D, misurati dai livelli ematici di idrossivitamina D [25(OH)D], derivano prevalentemente dall’esposizione solare, è stato ipotizzato che un deficit di 25(OH)D possa rappresentare il fattore di rischio causale in grado di spiegare il gradiente di prevalenza della SM legato alla latitudine geografica – spiegano gli autori nell’introduzione al lavoro.”

Ad ulteriore supporto del potenziale ruolo protettivo della vitamina D vengono incontro i dati provenienti dal Nurses Health Study, che hanno documentato un effetto protettivo della SM nelle donne con elevati livelli di assunzione giornaliera di vitamina D (4), come pure i risultati di uno studio secondo il quale bassi livelli di vitamina D sono associati con livelli più elevati di recidiva di malattia (5).

“La vitamina D – continuano gli autori – mostra effetti importanti sul sistema immunitario e i suoi effetti immunomodulanti sono stati documentati in molti esperimenti condotti su colture cellulari, fornendo un possibile razionale biologico alla tesi dell’influenza della vitamina sul rischio di SM”.

Ad oggi, è disponibile in letteratura una sola metanalisi che abbia studi l’effetto della supplementazione di vitamina D sulle recidive di SM, con risultati non conclusivi, in ragione della limitata numerosità dei campioni di pazienti dei trial clinici considerati e della breve durata del ciclo di supplementazione vitaminica (6).

“Di conseguenza – spiegano gli autori – le LG attuali per il trattamento della SM non includono la supplementazione vitaminica come un’opzione terapeutica disponibile.”

A ciò si aggiunga il bias intrinseco degli studi osservazionali, che non sono in grado di stabilire se le associazioni documentate tra 2 o più fenomeni siano legate tra di loro secondo un nesso causa-effetto oppure siano casuali.

In assenza di dati provenienti da trial clinici qualitativamente superiori, gli autori dello studio hanno fatto ricorso ai principi della randomizzazione Mendeliana, utilizzando associazioni genetiche per valutare l’effetto di alcuni marker biologici, come i livelli di 25(OH)D, sul rischio di insorgenza di malattia.

“Tale approccio – spiegano gli autori – concettualmente simile a quello di un trial clinico randomizzato, si basa sul principio in base al quale le varianti genetiche segregano in modo randomizzato alla meiosi e, pertanto, sono indipendenti da molti fattori che limitano intrinsecamente gli studi osservazionali, come la presenza di fattori confondenti e di relazioni causali inverse.”
Sulla base di questi presupposti, gli autori hanno messo a punto il loro studio, avente lo scopo di valutare se livelli geneticamente ridotti di vitamina D fossero in grado di influenzare il rischio di SM.

A tal scopo hanno valutato, in primo luogo, l’effetto di 4 polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) sui livelli di 25(OH)D tra i partecipanti allo studio Canadian Multicentre Osteoporosis Study. La scelta dei 4 SNP è avvenuta sulla base della loro associazione con i livelli di 25(OH)D rilevata nello studio SUNLIGHT, uno studio di associazione genome-wide, tipico dell’epidemiologia genetica.

I ricercatori hanno utilizzato, successivamente, i SNP suddetti per esaminare l’esistenza di un’associazione tra i livelli di 25(OH)D geneticamente ridotti e la suscettibilità a sviluppare SM nel “the International Multiple Sclerosis Genetics Consortium Study”, uno studio di associazione genome-wide comprendente fino a 14.498 individui affetti da SM e 24.091 volontari sani (controlli).
In questo modo hanno osservato che un incremento dei livelli circolanti di 25(OH)D pari a 1,5 volte era in grado di dimezzare la probabilità di andare incontro a SM.

Nel complesso, i risultati dello studio mostrano che, tra i partecipanti del “the International Multiple Sclerosis Genetics Consortium study”, tutti discendenti da antenati europei, la presenza di livelli geneticamente ridotti di 25(OH)D si associa in maniera stringente con un incremento della suscettibilità allo sviluppo di SM.

Pur con le dovute cautele, dovute al fatto che i risultati ottenuti non consentono di trarre informazioni sulla capacità della vitamina D di modulare il decorso della SM dopo la sua insorgenza e non possono essere applicati a discendenti di antenati non europei, gli autori concludono che “tali dati forniscono un forte razionale alla messa a punto di trial clinici randomizzati aventi lo scopo di verificare l’efficacia di un possibile intervento di supplementazione vitaminica per prevenire l’insorgenza e/o la progressione di malattia”.

1. Mokri LE et al. Vitamin D and Risk of Multiple Sclerosis: A Mendelian Randomization Study. PLoS Med 12(8): e1001866. doi:10.1371/journal.pmed.1001866
Leggi

2. Simpson S et al. Latitude is significantly associated with the prevalence of multiple sclerosis: a meta-analysis. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2011;82:1132–1141. doi: 10.1136/jnnp.2011.240432. pmid:21478203
Leggi

3. Hernán MA et al. Geographic variation of MS incidence in two prospective studies of US women. Neurology. 1999;53:1711–1718. doi: 10.1212/WNL.53.8.1711. pmid:10563617
Leggi

4. Munger KL et al. Vitamin D intake and incidence of multiple sclerosis. Neurology. 2004;62:60–65. doi: 10.1212/WNL.63.5.939. pmid:14718698
Leggi

5. Mowry EM et al. Vitamin D status is associated with relapse rate in pediatric-onset multiple sclerosis. Ann Neurol. 2010;67:618–624. doi: 10.1002/ana.21972. pmid:20437559
Leggi

6. James E et al. The effect of vitamin D-related interventions on multiple sclerosis relapses: a meta-analysis. Mult Scler. 2013;19:1571–1579. doi: 10.1177/1352458513489756. pmid:23698130
Leggi