Sarcopenia in post-menopausa, ancora incerto un possibile ruolo della vitamina D



La vitamina D è essenziale nel muscolo scheletrico, e situazioni carenziali sono state legate in modo significativo alla sarcopenia nelle donne in post-menopausa. Tuttavia i dati disponibili non permettono ancora di indicare con certezza se e a quali livelli, alcuni fattori modificabili come le concentrazioni iniziali e quelle target di vitamina D, la dose e la durata del trattamento di supplementazione possano influenzare l’outcome di trattamento.

Queste le conclusioni di un lavoro di rassegna sulle conoscenze in materia, recentemente pubblicato sulla rivista Maturitas ad opera di ricercatori greci.

La sarcopenia è una sindrome correlata all’età caratterizzata dalla perdita progressiva e generalizzata della massa muscolare e della forza fisica, che di solito comincia a manifestarsi intorno ai 40-50 anni di età e colpisce approssimativamente il 30 per cento degli adulti sopra i 60 anni e il 50 per cento degli anziani sopra gli 80 anni (per una stima di oltre 5 milioni di persone in Italia). A 50 anni molte persone hanno già perso il 10 per cento della loro massa muscolare e più del 30 per cento entro i 70 anni. Tutto questo si traduce nel progressivo declino della forza muscolare e della performance fisica tanto che la sarcopenia è la principale causa di invalidità e debolezza nell’anziano.

“Oltre all’età avanzata, altri fattori di rischio per la sarcopenia sono l’appartenenza al sesso femminile, una ridotta attività fisica e un ridotto introito alimentare di proteine – ricordano gli autori nell’introduzione alla review”.

Inoltre, stando ad alcuni studi, vi sarebbe un coinvolgimento degli steroidi sessuali nella patogenesi di questa condizione: ”Il declino delle concentrazioni di estrogeni dopo la menopausa – argomentano gli autori – avrebbe effetti deleteri sulla massa scheletrica muscolare e sulla funzione fisica per cause dirette (presenza di recettori estrogenici sulle cellule muscolari) o indirette (incremento dei livelli di citochine infiammatorie).

 

Recentemente, alcuni studi hanno ipotizzato un ruolo della vitamina D nella patogenesi e nella terapia della sarcopenia.

Il ruolo della vitamina nella patogenesi di questa condizione emerge, spiegano gli autori, da studi condotti sia in popolazioni giovani che anziane. Evidenze epidemiologiche mostrano come la condizione di deficit vitaminico sia comune nell’anziano ricoverato in case di cura e come tale deficit si associ a sarcopenia e disabilità.

Dal punto di vista fisiopatologico, ciò si spiegherebbe con alcune proprietà della vitamina D, quali, ad esempio, l’interferenza sulla capacità funzionale: la vitamina D, infatti, ricordano gli autori, le funzioni muscolari calcio-mediate quali la contrazione, la funzione mitocondriale e la sensitività all’insulina. Inoltre, la presenza di polimorfismi del recettore della vitamina D è stata associata a differenze nella forza muscolare.

Dal punto di vista clinico, la presenza di studi clinici che suggeriscono come la condizione di deficit vitaminico si associ a sarcopenia in donne in post-menopausa troverebbe, dunque, un razionale negli effetti patogenetici degli estrogeni e della vitamina D appena descritti.

 

Sono numerosi gli studi presenti in letteratura che hanno valutato l’effetto della supplementazione vitaminica su forza muscolare e performance fisica in donne anziane. In questi casi, ricordano gli autori, lo status vitaminico si è rivelato essere associato positivamente con i parametri sopra citati e inversamente associato con il rischio di cadute.

Infatti, gli studi clinici sulla supplementazione vitaminica in pazienti anziane con ipovitaminosi D hanno finora documentato miglioramenti in termini di aumento della forza muscolare e riduzione delle cadute e, in alcuni casi, anche della mortalità.

C’è, però, un ma a tutto questo: “le diverse modalità di trattamento (dose, modalità di somministrazione e durata della supplementazione di 25(OH)D ) giocano un ruolo determinante nell’outcome di trattamento – ricordano gli autori. – Se, ad esempio, si prende in considerazione uno studio randomizzato e controllato vs placebo, nel corso del quale donne anziane sono state trattate con una dose singola di 500.000 UI di colecalciferolo (vitamina D3) per os, al fine di migliorare la compliance e ridurre il rischio di fratture e di cadute, i risultati relativi a questi due parametri sono stati, contrariamente alle aspettative, tutt’altro che positivi”.

Pertanto, alla luce di queste considerazioni, gli autori ricordano che gli studi fin qui disponibili sull’utilità della supplementazione vitaminica in donne in post-menopausa affette da sarcopenia suggeriscono un effetto favorevole di questa azione terapeutica in termini di miglioramento di forza muscolare, performance fisiche e prevenzione delle cadute nell’anziano.

Tuttavia, per confermare se questa azione sia casuale e reversibile, sono necessari trial randomizzati ad hoc.

“Una volta che questi dati saranno disponibili – concludono gli autori – la misurazione delle concentrazioni di vitamina D potrebbe essere parte integrante di un algoritmo diagnostico di routine per le donne in post-menopausa sottoposte a supplementazione vitaminica”.

 

Anagnostis P et al. Sarcopenia post-menopausal women: Is there any role for vitamin D? Maturitas (2015) (e-pub ahead-of-print)

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