Ruolo della vitamina D nel primo anno di vita del bambino, cosa dice la Consensus italiana



Il primo anno di vita rappresenta un periodo dell’età pediatrica estremamente importante per quanto riguarda la prevenzione dell’ipovitaminosi D. E’ per questo che al trattamento di questa condizione in questa fase della vita è stato dedicato un intero capitolo nella Consensus sulla Vitamina D in età pediatrica, un documento presentato a Stresa in occasione del congresso annuale della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) e consultabile integralmente sul sito web dell’associazione (1).

 Razionale della profilassi

Le motivazioni alla profilassi nel primo anno di vita da eseguire in tutti i bambini sono molteplici.

Come ha ricordato ai nostri microfoni il prof. Giuseppe Saggese, Direttore della Clinica Pediatrice dell’Università degli Studi di Pisa e Coordinatore Scientifico della Consesus sulla Vitamina D in età peditrica, occorre tener presente che le scorte di vitamina D del neonato sono direttamente proporzionali allo stato vitaminico materno, spesso deficitario.

A tal riguardo, il prof. Saggese ha affermato che il latte materno contiene quantità di vitamina D insufficienti (>80 UI/l) per la prevenzione del deficit di vitamina D nel primo anno di vita.

Quanto al latte artificiale, esso è in grado di assicurare il fabbisogno vitaminico fino a quando il bambino arriva a pesare 5-6 kg, cioè fino al divezzamento. Successivamente si ha riduzione della quota di latte in formula assunto, con conseguente riduzione dell’assunzione di vitamina D.

Un’altra motivazione alla profilassi nel primo anno di vita risiede nel fatto che il neonato ed il lattante vengono scarsamente esposti alla luce solare.

Non solo: nel primo anno di vita la velocità di crescita staturale è particolarmente elevata: “E’ nel corso del primo anno di vita – ricorda il prof. Saggese – che si raggiunge la massima velocità di crescita staturale dell’individuo (ben 22 cm) per poi ridursi successivamente negli anni successivi”.

Infine è stato documentato come il primo anno di vita si caratterizzi per essere quello con la maggiore incidenza di rachitismo carenziale.

Per tutte queste ragioni, la consensus raccomanda la profilassi con vitamina D fin dai primi giorni in tutti i bambini durante il primo anno di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento, in quanto fondamentale per garantire uno stato vitaminico D adeguato e, quindi, per la prevenzione del rachitismo carenziale.

Forme di vitamina D da somministrare e posologia

La consensus raccomanda di effettuare la profilassi con vitamina D mediante somministrazione giornaliera con vitamina D2 e D3 (indifferentemente), ovvero nelle forme non sottoposte a metabolizzazione mediante idrossilazione:” Ciò – spiega il prof. Saggese – perchè quando si fa profilassi si vuole mantenere e/o ripristinare le scorte di vitamina D anziché disporre di metaboliti già attivati e pronti all’uso”.

I metaboliti o gli analoghi dei metaboliti della vitamina D (calcifediolo, alfacalcidolo, calcitriolo, diidrotachisterolo) sono sconsigliati, inoltre, in questo contesto, in quanto esporrebbero i soggetti trattati ad un rischio significativo di ipercalcemia.

Dosaggi, e modalità di somministrazione

La dose di vitamina D raccomandata è la stessa riconosciuta da tutte le società scientifiche e gli organismi internazionali ed è pari a 400 UI/die, da somministrare preferenzialmente in gocce per il più facile calcolo e il volume ridotto.

In presenza, invece, di fattori di rischio di deficit di vitamina D possono essere somministrate dosi fino a 1.000 UI/die di vitamina D.

Tossicità ed effetti extra-scheletrici

“La dose raccomandata di vitamina D da somministrare nel primo anno di vita – ricorda il prof. Saggese – è sicura dal punto di vista della safety: non esistono documentazioni di danni da intossicazione da vitamina D a questo dosaggio.”

“Inoltre – conclude il prof. Saggese – oltre ad avere effetti benefici certi sullo sviluppo dello scheletro, studi preliminari – che comunque necessitano di conferme – ipotizzano, per la vitamina D, l’esistenza di benefici extra-scheletrici aggiuntivi al punto da suggerirne un ruolo come co-fattore nel trattamento e nella prevenzione, ad esempio, delle infezioni ricorrenti delle vie respiratorie”.

 

Bibliografia

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