Lupus e vitamina D, bassi livelli associati a nefropatia allo stadio finale



Bassi livelli di vitamina D si associano a tassi elevati di nefropatia allo stadio finale in pazienti lupici. Queste le conclusioni di uno studio presentato nel corso del congresso annuale ACR (American College of Rheumatology), in corso a San Diego (USA).

Lo studio in questione, condotto da ricercatori USA, si è proposto di approfondire il ruolo che i livelli di vitamina D potrebbero giocare nell’infiammazione lupica, allo scopo di determinare la capacità dell’ipovitaminosi D di predire successivamente il danno d’organo.

Come è noto, il deficit franco di vitamina D o la presenza di livelli insufficienti della vitamina liposolubile rappresentano un problema di comune riscontro nei pazienti con LES, ricordano gli autori nell’introduzione dell’abstract del lavoro.

Alcune evidenze suggeriscono, inoltre, che la supplementazione vitaminica D potrebbe essere di aiuto nel migliorare l’attività di malattia renale.

Sulla base di queste premesse, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 1.392 pazienti con LES, includendo quelli sui quali erano state effettuate misurazioni dei livelli vitaminici nel corso della prima visita medica nonché valutazioni successive del danno d’organo o tissutale durante le visite di follow-up. La quasi totalità del campione di pazienti era di sesso femminile (92%) e un’età media di 47,3 anni. Il 50% del campione era di etnia Caucasica mentre il 41% era di etnia Afro-americana.

I pazienti sono stati classificati sulla base dei livelli ematici di 25(OH)D in 2 gruppi: pazienti con livelli di vitamina D <20 ng/ml o >20 ng/ml alla prima visita ambulatoriale.
Nel corso della prima visita, il 27,3% dei pazienti dello studio presentava livelli vitaminici D <20 ng/ml. A questo punto, è stato calcolato il rischio di insorgenza di danno d'organo nel corso della vita dei pazienti con ipovitaminosi D mediante ricorso al sistema di classificazione SLICC/ACR (the Systemic Lupus International Collaborating Clinics/American College of Rheumatology Damage Index scoring system). I tassi relativi al danno d'organo sono stati successivamente aggiustati in base all'età, al sesso e all'etnia. Dai risultati è emerso che la supplementazione vitaminica D riduce la proteinuria, il miglior predittore di insufficienza renale successiva. Nello specifico, il rischio relativo di danno renale è risultato maggiore nei pazienti con LES e insufficienza vitaminica (RR=1,87; aRR=1,66). Quanto al danno cutaneo, il rischio relativo grezzo calcolato è stato pari a 1,69 (aRR=1,22). Il rischio relativo di danno d'organo totale è stato pari, invece, a 1,11 (aRR=1,17). Tra gli altri outcome a lungo termine misurati dai ricercatori vi erano quelli oculari, neuropsichiatrici, polmonari, cardiovascolari, gastrointestinali e muscolo-scheletrici, ma il rischio relativo di danno d'organo relativo a questi ultimi non è risultato statisticamente significativo. Inoltre, a sorpresa, non sono state osservate associazioni tra bassi livelli di vitamina D e il danno muscolo-scheletrico, comprese le fratture osteoporotiche. In conclusione, lo studio ha dimostrato che bassi livelli di vitamina D si associano ad un maggior rischio di danno d'organo totale e di nefropatia allo stadio terminale nei pazienti lupici. “La supplementazione di vitamina D è molto sicura – hanno affermato i ricercatori nella discussione seguita alla presentazione del lavoro – Questa aiuta a prevenire una delle complicanze più temute del LES (la nefropatia) e, inoltre, ha probabilmente un ruolo nel prevenire la formazione di coaguli sanguigni e l'insorgenza di malattie CV”. “Questa misura di intervento – concludono - in grado di ridurre la proteinuria, dovrebbe essere, pertanto, parte integrante del piano di trattamento dei pazienti con nefrite lupica”. NC

Bibliografia
Petri M et al. Low Vitamin D Is Associated with End Stage Renal Disease in Systemic Lupus Erythematosus. ACR 2017; Abstract n. 665
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