Ipovitaminosi D e testosterone totale, associazione documentata in uomini sani di mezza età



Stando ai risultati di uno studio presentato nel corso del meeting annuale dell’American Urological Association, che si è tenuto a New Orleans (USA), bassi livelli di vitamina D sono associati in modo significativo, ed indipendentemente dal rischio cardiaco, con bassi livelli di testosterone in uomini sani di mezza età.

Nel commentare i risultati, l’autrice dello studio ha ricordato come studi precedenti abbiano documentato livelli di testosterone ridotti in topi transgenici non esprimenti il recettore della vitamina D (VDR), a suggerire un ruolo potenziale della vitamina D, ancora tutto da chiarire, nella sintesi dell’ormone maschile.

Da tempo è noto il ruolo della vitamina D nel metabolismo osseo mentre è solo da un decennio che è stata postulata la presenza di un’associazione tra la vitamina con la cascata infiammatoria nonché un suo ruolo nel modulare la risposta immunitaria.

“Numerosi studi hanno associato bassi livelli di vitamina D con l’incremento della mortalità totale, quella CV e quella oncologica – ricordano gli autori nell’abstract del lavoro presentato al Congresso. – Ad esempio, è stato documentato che bassi livelli ematici di idrossivitamina D [25(OH)D] sono associati con la prevalenza di coronaropatia indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio CV.”

“Alcuni studi hanno mostrato l’esistenza di una relazione complessa tra la vitamina D e il metabolismo degli androgeni. – continuano gli autori. – Ad oggi, le informazioni relative all’associazione tra livelli di vitamina D ed androgeni sono contrastanti.”

 

Obiettivo dello studio, pertanto, è stato quello di analizzare la relazione tra il testosterone totale (TT) e i livelli ematici di 25(OH)D in soggetti sani di sesso maschile, di mezza età.

A tal scopo, sono stati eseguiti prelievi ematicis su 824 uomini, reclutati nel World Trade Center CHEST program, allo scopo di analizzare alcuni parametri di laboratorio quali i livelli di 25(OH)D e di TT. La condizione di ipovitaminosi D era definita da livelli di 25(OH)D< 30 ng/L, mentre si è fatto ricorso all’algoritmo di Framingham per il calcolo del rischio CV a 10 anni.

I risultati dell’analisi hanno documentato livelli di 25(OH)D insufficienti nel 68% dei campioni. Inoltre, solo l’11% dei partecipanti allo studio assumeva supplementazioni di vitamina D.

Lo studio ha mostrato che i livelli di TT erano più elevati nei soggetti con livelli di 25(OH)D nella norma rispetto a quelli con livelli vitaminici ridotti (341,7 vs 319,6 ng/L; P = 0,012).

Inoltre, anche dopo aggiustamento dei dati in base al punteggio riportato con l’algoritmo di Framingham, “i soggetti con ipovitaminosi D mostravano ancora livelli significativamente ridotti di TT rispetto a quelli con livelli vitaminici nella norma”.

Infine, in corrispondenza di livelli inferiori di 25(OH)D rispetto alla norma, sono stati osservati valori più elevati di BMI (30,8 vs 29,12 kg/m²; P < 0,001) e di circonferenza toracica nonché un profilo lipidico meno favorevole.

Sono necessari ora nuovi studi che siano in grado di confermare quanto osservare e verificare il razionale di una possibile supplementazione vitaminica, magari focalizzata in soggetti necessitanti di una riduzione del peso corporeo perchè obesi.

American Urological Association (AUA) 2015 Annual Meeting: Abstract MP51-04. Presented May 17, 2015.

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