Diabete di tipo 2, nessun legame con i livelli di vitamina D nell’uomo anziano



I livelli sierici di 25-idrossivitamina D (25[OH]D) non sono associati con il diabete di tipo 2 incidente negli uomini anziani. Lo evidenzia un’analisi dello studio Osteoporotic Fractures in Men (MrOS), pubblicata di recente sulla rivista Bone.

“Anche se i risultati aggiustati in base all’età hanno suggerito una tendenza verso un effetto protettivo della vitamina D, ulteriori aggiustamenti in base all’indice di massa corporea (correlato sia al diabete incidente sia ai livelli di 25[OH]D) hanno indicato che questo effetto era in gran parte spiegato dall’associazione inversa tra i livelli di vitamina D e un BMI elevato “scrivono gli autori, coordinati da Nicola Napoli, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Napoli e i colleghi hanno analizzato i dati di 1939 uomini americani di almeno 65 anni che avevano partecipato allo studio MrOS, uno studio osservazionale su un gruppo di uomini residenti in diverse città americane (Birmingham; Minneapolis; Palo Alto; Monongahela Valley, nei pressi di Pittsburgh; Portland e San Diego). I partecipanti avevano un’età media di 73 anni e un BMI medio di 27,2 kg/m2.

All’inizio dello studio, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una visita in cui sono stati prelevati campioni di sangue la mattina a digiuno, è stata raccolta l’anamnesi e sono stati somministrati questionari relativi alla frequenza di assunzione degli alimenti. Sono state poi effettuate quattro visite di follow-up, nelle quali i pazienti riferivano se nel frattempo gli era stato diagnosticato il diabete e quali farmaci utilizzavano.

I livello medio basale di 25(OH)D era pari a 26,1 ng/ml.

Napoli e i colleghi hanno utilizzato il modello di Cox per valutare la relazione tra livelli di vitamina D e diabete di tipo 2 incidente, utilizzando la vitamina D sia come variabile continua sia come variabile categorizzata (suddivisa in quartili).

Nei modelli in cui il livello 25(OH)D era una variabile continua aggiustati per età, i ricercatori hanno trovato un trend non significativo verso un effetto protettivo di livelli elevati di vitamina D rispetto al rischio di sviluppare diabete di tipo 2 (HR 0,87; IC al 95% 0,73-1,04). Questa potenziale associazione è risultata attenuata dopo che è stato effettuato un ulteriore aggiustamento in base all’indice di massa corporea, alla razza, alla stagione in cui è stato effettuato il prelievo di sangue e all’assunzione di calcio (HR 1,03; IC al 95% 0,85-1,25).

Nei modelli i cui i livelli di vitamina D sono stati raggruppati in quartili, i ricercatori non hanno trovato alcuna associazione tra livelli di 25(OH)D e diabete di tipo 2 incidente (P > 0,2 per trend).

“Anche se con il nostro studio osservazionale non si può stabilire se una supplementazione di vitamina D possa ridurre il rischio di diabete, i nostri risultati suggeriscono che i livelli di vitamina D non sono associati al rischio di sviluppare diabete di tipo 2 negli uomini anziani” scrivono i ricercatori.

N. Napoli, et al. Serum 25-hydroxyvitamin D level and incident type 2 diabetes in older men, the Osteoporotic Fractures in Men (MrOS) study. Bone. 2016; doi:10.1016/j.bone.2016.07.001.

leggi