Bassi livelli di vitamina D legati a riduzione sopravvivenza in pazienti con melanoma



Uno studio prospettico pubblicato di recente online ahead-of-print sulla rivista Journal of Clinical Oncology ha dimostrato che, in pazienti affetti da melanoma, livelli ridotti di 25(OH)D sono associati ad una prognosi sfavorevole, in termini di sopravvivenza. Tale associazione, inoltre, risulta essere indipendente dai livelli di proteina reattiva C (CRP).
 
“Come è noto, la vitamina D è dotata di proprietà anti-infiammatorie, esercita effetti inibitori sulla proliferazione delle cellule di melanoma, è in grado di inibire la crescita tumorale e la metastatizzazione e promuove anche la riparazione del DNA delle cellule di melanoma – scrivono gli autori nell’introduzione al lavoro”.
 
Gli studi esistenti sull’assunzione di vitamina D o sui livelli ematici di vitamina D e il rischio di melanoma, d’altro canto, non hanno finora dato risultati consistenti a riguardo.
 
Nel nuovo studio appena pubblicato, i ricercatori hanno effettuato un’analisi prospettica che ha tenuto conto di importanti fattori di confondimento sull’associazione sopra citata, quali i livelli di CRP, un marker di risposta infiammatoria che è associato con gli esiti di melanoma.
 
Lo studio ha reclutato 1.042 pazienti affetti da melanoma, che avevano livelli mediani di vitamina D pari a 25 ng/mL, mentre un paziente su 4 aveva livelli vitaminici al di sotto dei 20 ng/mL (il range di sufficienza vitaminico è compreso tra 30 e 100 ng/mL). Ai fini della valutazione corretta dei risultati, è stato anche osservato che tali livelli non variavano in modo significativo al crescere del tempo dalla diagnosi di melanoma.
 
Alcuni fattori sono risultati associati in modo significativo con i livelli di vitamina D: ad esempio, questi ultimi sono risultati più elevati quando il prelievo ematico era effettuato in primavera o in estate anzichè in autunno o durante l’inverno (26,39 ng/mL vs 23,59 ng/mL; p<0,001).
 
Al contrario, i livelli di vitamina D rilevati sono stati più bassi all’aumentare dell’età del paziente e dei livelli di CRP. Non solo: anche i pazienti con ulcerazione del tumore primario e con malattia a stadio avanzato mostravano livelli ridotti di vitamina D.
 
I risultati dell’analisi multivariata, corretta per fattori confondenti quali l’età, il sesso, lo stadio di malattia, la stagione nella quale era stato eseguito il prelievo ematico e i livelli di CRP, ha mostrato come i livelli di vitamina D rimanessero associati in modo statisticamente significativo con gli outcome di sopravvivenza.
 
L’hazard ratio relativo alla sopravvivenza complessiva (calcolata considerando tutti gli eventi di morte dopo la diagnosi) è stato pari a 1,02 per decremento unitario di vitamina D (IC95%= 1,01-1,04; p=0,005).
 
In modo analogo, l’hazard ratio relativo alla sopravvivenza specifica per il melanoma (calcolata considerando solo i decessi dovuti alla malattia in studio) è stato pari a 1,02 per decremento unitario di vitamina D (IC95%= 1-1,04; p=0,048) e, ancora, a 1,02 per il tempo di sopravvivenza libero da malattia (IC95%= 1-1,04; p=0,04).
 
Utilizzando 20 ng/mL come cutoff clinico, i ricercatori hanno osservato che i pazienti con livelli di vitamina D deficitari mostravano una sopravvivenza complessiva inferiore a quella rilevata nei pazienti con valori vitaminici al di sopra della soglia vitaminica sopra-menzionata, con un HR pari a 1,44 (IC95%= 1,13-1,85; p=0,0036).
 
Trend analogo è stato osservato per la sopravvivenza specifica per il melanoma, con un HR pari a 1,37 (IC95%= 1-1,87; p=0,0475), ma non per la sopravvivenza libera da malattia, con un HR pari a 1,12 (IC95%= 0,77-1,62; p=0,5644).
 
Un’analisi condotta successivamente ha mostrato che l’utilizzo del valore di concentrazione vitaminica D pari a 16 ng/mL potrebbe rappresentare un valore di cutoff clinico migliore di 20 ng/mL.
 
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come il loro studio “… sia il primo, a loro conoscenza, ad aver riferito l’esistenza di un’associazione significativa e indipendente tra bassi livelli ematici di vitamina D e la riduzione della sopravvivenza in pazienti con melanoma, dopo aggiustamento dei dati per l’influenza della risposta infiammatoria sistemica, rilevata mediante misurazione ripetuta dei livelli di CRP”.
 
In conclusione, “…un’analisi coordinata dei meccanismi responsabili per l’associazione indipendente di questi due importanti marker infiammatori con gli outcome dei pazienti affetti da melanoma potrebbe essere rilevante dal punto di vista clinico e potrebbe avere implicazioni per altre tipologie tumorali”.
 
Bibliografia
Fang S, Sui D, Wang Y, et al. Association of vitamin d levels with outcome in patients with melanoma after adjustment for C-reactive protein [published online ahead of print March 21, 2016]. J Clin Oncol. doi: 10.1200/JCO.2015.64.1357.
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