Bassi livelli di vitamina D, ne risente il metabolismo del glucosio



Livelli di vitamina D di circa 26 ng/mL sono necessari per il normale metabolismo del glucosio sia in soggetti obesi, bianchi e neri, che in donne in postmenopausa. Questo importante dato deriva da  un nuovo studio osservazionale, pubblicato sulla rivista  Journal of Nutrition, che ha evidenziato come donne con una concentrazione di vitamina D nel sangue pari o superiore a tale soglia avevano quantità di grasso, livelli glicemici, insulina e livelli di trigliceridi inferiori rispetto alle donne con bassi livelli di vitamina D.

La definizione dei livelli normali di vitamina D rimane controversa; le linee guida basano largamente le loro raccomandazioni sugli studi sul metabolismo osseo. In base a tali studi, infatti, la Società di Endocrinologia indica come valore soglia minimo per la vitamina D, 30 ng/mL, mentre l’Istituto di Medicina (IOM) raccomanda 20 ng/mL. Tuttavia, bassi livelli di vitamina D sono stati recentemente collegato con intolleranza al glucosio, diabete di tipo 2, insulino-resistenza, ipertensione, iperlipidemia e malattie cardiovascolari.

C’è una evidente necessità di fare chiarezza. A tal proposito, i ricercatori della Scuola di Medicina del Maryland hanno studiato l’ effetto della vitamina D sulla tolleranza al glucosio, sulla resistenza all’insulina e su altri fattori di rischio cardiovascolare. La popolazione dello studio comprendeva individui obesi, bianchi e neri, che con molto probabilità avevano una carenza di vitamina D.

Lo studio ha reclutato 83 soggetti neri e 156 bianchi in sovrappeso o obesi, sedentari comprese donne in postmenopausa senza diabete che avevano partecipato agli studi effettuati nel centro di riferimento tra giugno 1995 e luglio 2009 e che erano state sottoposte a misurazione della glicemia a digiuno e al test di tolleranza al glucosio orale a 2 ore. Altre valutazioni incluse nello studio sono state, l’insulino-resistenza, il fattore di crescita insulino-simile-1, l’ormone paratiroideo (PTH), il fitness aerobico, la composizione corporea attraverso la Dexa (dual X-ray absorptiometry), il grasso addominale sottocutaneo e viscerale e la pressione sanguigna.

Le donne nere erano più giovani, più obese, avevano una maggiore circonferenza vita e più grasso addominale, svolgevano meno attività fisica e avevano livelli più bassi di vitamina D rispetto alle donne bianche. Considerando i valori soglia della società di Endocrinologia, il 92% delle donne nere e il 76% delle donne bianche avevano concentrazioni anomale di vitamina D. Il PTH plasmatico era più alto nelle donne nere rispetto alle bianche e le nere avevano una resistenza all’insulina più alta delle bianche. Le differenze tra razze non sono risultate tali da consigliare una diversa soglia di livelli di vitamina D tra individui di etnie differenti.

La vitamina D è risultata inversamente correlata alla glicemia a digiuno, all’insulina a digiuno, all’ insulina a 2 ore, all’ insulino-resistenza, al grasso viscerale addominale, alla percentuale di grasso, al PTH e ai trigliceridi (p<0.04). Non vi era alcuna relazione tra la vitamina D e la pressione arteriosa, i lipidi (diversi dai trigliceridi) o all’attività fisica.

Lo studio ha evidenziato che concentrazione della vitamina D inferiori a  21-26 mcg/L sono associate ad un peggioramento del metabolismo del glucosio ed alla insulino resistenza, mentre non c’è relazione se le concentrazioni sono superiori ai 26 mgr/L.

Il Dott. John D. Sorkin, dell’Università del Maryland, a Baltimora, autore principale dello studio, ha dichiarato che:  “se si vuole pensare a definire i livelli soglia per la vitamina D , è necessario pensare ad aspetti diversi dal solo benessere delle ossa. I nostri risultati suggeriscono che la concentrazione raccomandata dall’ Istituto di Medicina di 20 ng/mL è probabilmente troppo bassa. Soprattutto, i dati, inoltre, indicano che la quantità di vitamina D necessaria è uguale per le donne sia bianche che nere.

Il Dott. Sorkin e i colleghi hanno, comunque, consigliato molto cautela nell’interpretazione di questi dati sottolineando che questo era uno studio retrospettivo osservazionale con limiti intrinseci; è necessario effettuare le stesse valutazioni in un studio più ampio di tipo prospettico interventistico in donne bianche e nere per confermare che l’aumento della concentrazione di vitamina D di cui sopra (circa 26 ng/ml) migliora l’omeostasi del glucosio e la sensibilità all’insulina. Queste ulteriori ricerche determineranno anche se i loro risultati possono valere per altri gruppi razziali ed etnici, uomini, giovani, anziani o individui non obesi.

La dott.ssa Catherine Peterson, della Università del Missouri in Columbia, ha detto che ” questo è un altro piccolo pezzo di prove che suggeriscono che i livelli di vitamina D hanno importanza in termini di controllo del glucosio”. La dott.ssa Peterson, in precedenza, ha pubblicato i risultati di uno studio controllato randomizzato che ha mostrato la correzione dell’insufficienza di vitamina D nel miglioramento della sensibilità all’insulina negli adolescenti obesi. La dott. Peterson ha evidenziato che : “l’articolo in questione ha diverse limitazioni in quanto utilizza misure incoerenti per la vitamina D (anziché utilizzare solo l’unità standard, ng/mL) e descrive come i livelli di vitamina D hanno “causato dei risultati”, che non possono realmente essere stabiliti, perché si trattava di uno studio osservazionale. Inoltre,  il dott. Sorkin e i suoi colleghi hanno spiegato che i campioni congelati di vitamina D hanno dimostrato di essere stabile da 6 a 24 anni; in realtà, potrebbero essere intervenute delle degradazione nei campioni conservati tra i 4 e i 18 anni, che potrebbero precludere la possibilità di stabilire una precisa soglia di vitamina D”.

In conclusione, i ricercatori hanno sottolineato che la risposta alla supplementazione di vitamina D è tendenzialmente la stessa tra neri e bianchi e che il metabolismo del glucosio e la resistenza all’insulina peggiorano sotto certi livelli di vitamina D. Saranno necessari ulteriori studi per confermare questi risultati includendo altre razze e individui di età differenti.

Emilia Vaccaro

Sorkin JD et al. Evidence for threshold effects of 25-hydroxyvitamin d on glucose tolerance and insulin resistance in black and white obese postmenopausal women. Nutr. 2014 May;144(5):734-42.

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