Artrite reumatoide, status vitamina D si associa a qualità della vita, attività fisica e e attività di malattia



La prevalenza della condizione di deficit di vitamina D è molto elevata nei pazienti con artrite reumatoide (AR) e si associa ad un peggioramento dei punteggi dei domini “mentale” e “fisico” della qualità della vita (QoL), come pure ad una maggiore attività di malattia.
A dimostrarlo è uno studio condotto da ricercatori polacchi e recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Rheumatology.
E’ noto da tempo come la condizione di deficit di questa vitamina sia di frequente riscontro nei pazienti con AR e possa essere legata all’attività di malattia.

Fino ad ora, però, gli studi di popolazione avevano mostrato l’influenza dello status vitaminico sulla QoL, ma non sui pazienti con AR.
Di qui il razionale dello studio, avente l’obiettivo di studiare la relazione esistente tra livelli di vitamina D, attività di malattia, attività fisica e QoL in pazienti affetti da AR.
A tal scopo, sono stati reclutati 97 pazienti, aventi un’età media di 59,4 anni e in prevalenza di sesso femminile (n=86) che non stavano assumendo supplementazioni di vitamina D.
Questi sono stati sottoposti a misure di laboratorio che prevedevano la determinazione dei livelli ematici di idrossivitamina D (25[OH]D) nonché di calcio, fosforo e ormone paratiroideo (PTH).

Inoltre, i pazienti erano invitati a rispondere a questionari sullo stato di salute e la QoL (questionari SF-36, BDI (Beck Depression Inventory) e HAQ (Health Assessment Questionnaire) nonché a valutazione del dolore e della severità della condizione di astenia servendosi della scala VAS. Il punteggio DAS-28 é stato utilizzato, invece, per misurare l’attività di malattia.
I risultati hanno documentato la presenza della condizione di deficit vitaminico nel 76,3% dei pazienti affetti da AR e nel 78,6% di quelli affetti da osteoartrosi (OA).

I pazienti con deficit vitaminico serio si caratterizzavano per una storia di malattia più lunga e un riscontro più frequente di ipertensione e osteoporosi, mentre lo svolgimento di regolare attività fisica correlava con livelli vitaminici più elevati e una migliore QoL.
Come osservato in molti lavori precedenti, anche in questo studio è stata osservata una correlazione negativa tra le concentrazioni ematiche di 25(OH)D e il punteggio DAS28, con particolare riferimento ai 28 pazienti con artrite attiva (DAS>2.6).

Non solo: i pazienti con moderata attività di malattia presentavano concentrazioni di vitamina D inferiori a quelle rilevate nei pazienti con attività di malattia lieve; i livelli più bassi di vitamina D sono stati rilevati nei pazienti con attività di malattia elevata.
Non è stata documentata, invece, l’esistenza di una correlazione tra i livelli di vitamina D e il dolore e l’astenia, classificati su scala VAS, mentre è emersa l’esistenza di un’associazione positiva tra i livelli di 25(OH)D, il livello di attività fisica e gran parte degli aspetti codificati nel questionario SF-36 sulla QoL. Tuttavia, dopo aggiustamento dei dati per l’attività fisica, l’analisi multivariata ha documentato l’esistenza di una correlazione significativa solo tra i livelli di 25(OH)D e i punteggi della sottoscala “mentale” del questionario SF-36 e quelli relativi al dolore percepito.

Inoltre, è stata rilevata l’esistenza di una correlazione negativa tra i livelli di 25(OH)D e i punteggi HAQ e BDI nei pazienti con durata della malattia di almeno un anno.

Infine, con riferimento alla terapia per l’AR, gli autori dello studio hanno osservato che la monoterapia con corticosteroidi (CS) era associata a livelli vitaminici inferiori rispetto a quelli osservati nei pazienti in trattamento con DMARD o non trattati per l’AR.

In conclusione, i risultati di questo studio depongono a favore di un possibile razionale alla supplementazione vitaminica nei pazienti con AR. Saranno necessari, ora, nuovi studi che confermino quanto osservato e valutino prospetticamente l’effetto della supplementazione vitaminica.

Nicola Casella

Raczkiewicz A, et al “Vitamin D status and its association with quality of life” J Clin Rheumatol 2015; 21(3): 126-130.
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